“Cinzia lo so, fai fatica ad aprire l’unico occhio in grado di cercar la sveglia, e sì, sono le 7:00 di un lunedì mattina dove potresti startene comodamente a letto ma sai anche che c’è del buon vino ad aspettarti.”
I primi pensieri durante il suono della sveglia riescono a darmi sempre un’ottima motivazione per rimandarla o alzarmi alla velocità della luce. Oggi ero particolarmente assonnata ma il richiamo di una visita in cantina mi ha dato una carica incredibile. In tutta fretta faccio colazione, mi vesto e raggiungo il gruppo di amanti del vino, nonché colleghi!
L’organizzatore della gita non aveva anticipato né il paese né il nome della cantina e sapevo solo che saremmo andati in Franciacorta. Una stradina contorta sul Monte Orfano è quello che si vede inizialmente, quando poi in cima si apre una splendida vallata piena di vigne ed una piccola cantina incastonata nella roccia; così scopro che siamo a Coccaglio da Arcari e Danesi.
La cantina
Si presenta Giovanni, il vignaiolo, un dinamico, appassionato ed amante del suo lavoro. L’azienda ha pochi anni, nata nel 2006 con la collaborazione di un suo caro amico. Ci porta subito a fare una visita tra i vigneti e ci arrampichiamo quasi con fatica in cima al monte dove la vista non è per niente male. Sei ettari di Chardonnay con un nuovo terrazzamento per il Pinot Nero in fase di sperimentazione. Viticoltura naturale, meno trattamenti possibili e dedizione alle piante. Dopo la passeggiata ci porta a far visita alla cantina, nuova, curata e di piccole dimensioni.
I vini
Passiamo al dunque! Giovanni ci porta in una stanzetta di fianco alla cantina dove aveva già preparato i bicchieri ed un invitate salame nostrano, apre un Dosaggio Zero annata 2007, 40 mesi sui lieviti. Uno Chardonnay dai tipici sentori di pane, il profumo della crosta croccante che senti non appena lo spezzi, di idrocarburi, di quel calcare che si trova ai piedi della vite. Proseguiamo con il metodo classico del Satèn 2010. Un’annata dagli inizi piuttosto freddi ha permesso una buona base Chardonnay acida adatta per la produzione del Franciacorta, il risultato è un vino delicato ma allo stesso tempo avvolgente, ricco. Una novità è SoloUva, ottenuto sempre da uve Chardonnay con fermentazione in bottiglia. Non vi è l’utilizzo dello zucchero di canna ma di soli zuccheri provenienti dall’ uva quindi le uve vengono raccolte nella loro piena maturazione per esprimere al meglio anche il territorio dove crescono. Assaggiamo infine il Tzero riserva 2006, uno Chardonnay che fa acciaio, dopo 6 anni sui lieviti ha ancor uno scheletro verde, note sulfuree, di acetaldeide accompagnati ad una crosta di pane.
Del buon vino accompagnato ad un salame nostrano (questo ce lo aspettavamo affamati) e delle acciughe. Una mattinata che ha dato ancora i suoi frutti!