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GAJA. Nel tempio del nebbiolo.

1 giugno 2016
Cinzia
0 Commenti
1 giugno 2016
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vecchie bottiglie di GajaCantina storica, se non leggendaria, del cuore delle Langhe. Per gli amanti del vino è un sogno poterla visitare, purtroppo però quasi impossibile. Ma come si suol dire ‘mai dire mai’ e uno dei miei sogni si è avverato, grazie anche ad un colpo di fortuna.

Cosi una domenica sera Mattia, un amico che è stato anche collega, esordisce dicendomi ‘ domani mattina alle 10 ci troviamo, ti porto da Gaja.’

Cuore a mille, felicità che non riuscivo più a contenere. Il giorno seguente dopo tre ore di guida arriviamo in questo spettacolare paesaggio circondato da vigneti. La precisione geometrica con cui sono stati suddivisi i filari è veramente affascinante.  Dopo un aperitivo alle spalle del famoso Castello di Barbaresco si era fatta l’ora di visitare la cantina. Entriamo e nell’attesa del ragazzo incaricato della nostra visita faccio qualche foto alle storiche bottiglie conservate. Il ragazzo ci conduce davanti ad una vetrata con vista sui vigneti con esposizione a nord ovest per poi passare alla cantina vera e propria , grande, maestosa e piena di botti in rovere. Ordine e pulizia che descriverlo è riduttivo. Dalla cantina raggiungiamo un passaggio sotterraneo per raggiungere il Castello di Barbaresco, dal 1993 di appartenenza della famiglia Gaja che ne ha riservato una sorta di museo e sala degustazione.  Dal 1989 Gaja non cresce in volume ma va oltre la soglia dell’artigianalità.

IMG_6433 (2)Ci accomodiamo nella sala degustazione e davanti a noi abbiamo: Alteni di Brassica 2013, Barbaresco 2012, Dagromis 2011, Sperss 1999 e Gaja & Rey 1996.

Il primo è un Sauvignon coltivato nella zona di Serralunga, più raro in termini di bottiglie prodotte e sempre all’interno del contesto dei grandi Barolo. Sentore di agrumi, fiori bianchi e minerale. Ampio in bocca, fresco, con un’acidità equilibrata.

Il Barbaresco 2012 è in Magnum ed è il vino che fa parte della storia della famiglia Gaja. L’annata non ha Cru, per raggiungere l’eccellenza in un’annata difficile era impossibile. Hanno unito 14 vigneti diversi con un notevole risultato, spicca un bel frutto rosso, frutti di bosco, profumi freschi, quasi dolci. Un vino elegante.

degustazione vini GajaDiagromis 2011 è un Barolo DOCG, l’unico Barolo tra la gamma dei Fagiani. Unisce due terrazzamenti, La Morra, che dona eleganza e Serralunga che rende il nebbiolo più potente. Le vigne sono giovani, donano più freschezza e meno struttura al vino. Il profumo ricorda una nota di incenso, un vino che si mastica, croccante in bocca.

Sperss 1999 è un Nebbiolo DOC con un colore ancora intenso, ricco. Esce l’amarena e il tipico sentore di sella di cavallo, cuoio, alloro, una spezia che richiama anche al balsamico. Un tannino ancora presente e un’acidità che si sposa con lo spessore del vino, morbido e avvolgente.

Infine la Magnum Gaja & Rey 1996. Un vero spettacolo di Chardonnay. Una freschezza ancora esagerata, sorprendente per l’età che ha. Colore oro ed una dolcezza, cremosità che mi spiazza ad ogni sorso.

Finisco l’ultimo calice di vino mentre parliamo con Gaja Gaja, la figlia, che carina e gentile ci chiede chi siamo e scambiamo qualche chiacchera su cibo e vino. Ci accompagna fino al termine della visita e felici come non mai torniamo a casa.

È stata una splendida ed emozionante giornata piemontese.

tags :barbarescobarolocantinagajaItalianebbiolopiemontevignevino
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L'Autore

Cinzia Ziliati

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